24 giugno 2008

Ciclista multato a Verona, parlava al cellulare

Polemica a Verona per un multa inflitta a un ciclista che parlava al telefono mentre pedalava nel

centro storico della città. Secondo il comando dei vigili urbani Nicola Abati, 23 anni, avrebbe trasgredito l'articolo 173 del Codice della strada perché la bicicletta è un veicolo come un altro, e per ragioni di sicurezza entrambe le mani vanno tenute sul manubrio. Abati ha invece subito presentato ricorso, partendo dal presupposto che il ciclista vada piuttosto assimilato a un pedone, e non al conducente di un veicolo.


Il comandante dei vigili urbani di Verona Luigi Altamura chiarisce di non avere nulla contro i ciclisti, ma di tenere solo alla sicurezza. "Il Codice della Strada - spiega Altamura - chiama la bicicletta velocipede e la ritiene un veicolo nel vero senso della parola e a tutti gli effetti". Il comandante ricorda che proprio due sere fa a Verona un ciclista distratto dal cellulare è finito contro una vettura procurandosi ferite molto gravi. "Sta crescendo inoltre - continua Altamura - il numero di persone che in bicicletta utilizzano Ipod o Mp3. Il pericolo è sempre in agguato. Bello e positivo usare la bicicletta ma non con la musica". Tuttavia i vigili hanno evitato di applicare il massimo della multa, limitandosi a una sanzione di 148 euro (il massimo è di 594 euro).
L'operato dei vigili ha la piena approvazione del sindaco di Verona Flavio Tosi, che assicura che "è stato improntato alla massima correttezza". "La scelta della polizia municipale è quella di prevenire ma quando è necessario bisogna intervenire - spiega Tosi - non farlo vorrebbe dire omissione di atti. E ciò che più conta creerebbero un grave precedente autorizzando chiunque a comportarsi fuori dalle regole".



La multa non è invece legittima secondo Danilo Di Luca, vincitore del Giro d'Italia del 2007. "Sono fuori di testa. Per prendere i soldi i comuni non sanno più che cosa fare...", commenta il ciclista. "Non si può rispondere al cellurare mentre si pedala? - aggiunge Di Luca - Beh, intanto con la mia bicicletta da passeggio in questo momento sto rispondendo al cellulare su una pista ciclabile e vorrei proprio vedere un vigile che mi ferma e che mi dice che rischio di mettere sotto qualcuno, io...".

Cosa ne pensate?

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi soffermo su una dichiarazione del comandante dei vigili urbani di Verona Luigi Altamura, che chiarisce di non avere nulla contro i ciclisti, ma di tenere solo alla sicurezza. "Il Codice della Strada - spiega Altamura - chiama la bicicletta velocipede e la ritiene un veicolo nel vero senso della parola e a tutti gli effetti".
Un veicolo come tutti gli altri dunque... ma soltanto quando c'è da emettere una sanzione! Per quanto riguarda investimenti sulle infrastrutture, agevolazioni, servizi etc etc... non mi sembra che siamo proprio considerati "al pari di tutti gli altri". Senza dimenticare che un ciclista che parla al cellulare è un pericolo, fondamentalmente, solo per se stesso. Un auto/moto ciclista è un potenziale omicida.

Anonimo ha detto...

A parte i mille discorsi che possiamo fare sul fatto di non avere le infrastrutture sono d'accordo col vigile perchè il giorno 1 giugno sono caduto malamente proprio perchè parlavo al cellulare, senza auricolare naturalmente, e tenendo il manubrio con una mano sono finito addosso ad un ciclista caduto davanti a me.

Anonimo ha detto...

Ciao Francesco,
secondo me tocchi un tasto davvero delicato, che richiede prudenti riflessioni. Ho visto anche che (almeno per ora) il sito degli A.d.B. di Verona riporta il fatto senza propri commenti.

Sebbene vorremmo sempre un occhio di riguardo per chi usa la bici, noi a Reggio Emilia abbiamo deciso che quest'anno dobbiamo dedicare maggiore attenzione proprio alla sensibilizzazione ed alla prevenzione dei comportamenti scorretti da parte dei ciclisti. La mia opinione è che un ciclista che non rispetta il codice e usa il telefonino mentre pedala, talvolta velocemente, sia che lo faccia su una pista ciclopedonale che in strada, non fà pubblicità all'uso della bici e non promuove il rispetto dei ciclisti da parte degli altri utenti della strada.

Personalmente non sono d'accordo nemmeno che possa essere un'attenuante il fatto che "costituisca un pericolo solo per se stesso", in quanto il numero dei ciclisti vittime di incidenti di una certa gravità è uno dei più importanti ostacoli per la diffusione dell'uso della bicicletta nelle nostre città.

Approfittiamo del caso di Verona per vigilare affinchè le forze dell'ordine siano assolutamente intrasigenti con chi usa il telefonino alla guida dei veicoli a motore e denunciamone con forza l'eventuale lassimo, piuttosto che commiserare il "ciclista perseguitato"! Leggendo l'articolo di Repubblica notiamo che il ciclista multato baserà il suo ricorso sostenendo che i ciclisti debbano essere assimilati ai pedoni: mi pare un clamoroso autogol per chi chiede maggiori investimenti in infrastrutture...
Un veicolo come tutti gli altri dunque... ma soltanto quando c'è da emettere una sanzione! Per quanto riguarda investimenti sulle infrastrutture, agevolazioni, servizi etc etc... non mi sembra che siamo proprio considerati "al pari di tutti gli altri". Senza dimenticare che un ciclista che parla al cellulare è un pericolo, fondamentalmente, solo per se stesso. Un auto/moto ciclista è un potenziale omicida.

Giulio Paterlini
Tuttinbici - Assoc. Fiab di Reggio Emilia

Anonimo ha detto...

Sono assolutamente d'accordo con Giulio, di Tuttinbici. Auspico che gli organismi rappresentativi a livello nazionale della FIAB prendano posizione, stigmatizzando in modo ufficiale i comportamenti scorretti di molti ciclisti (tra questi metto anche il sottoscritto!) e rilanciando il famoso "decalogo" finalizzato alla sicurezza. Un saluto cordiale.

Pietro Paolo Ricuperati
coordinatore gruppo FIAB-Pedaliamo Insieme di Torino

Anonimo ha detto...

Il caso in questione e’ estremamente delicato ed e’ bene fare attenzione prima di prendere posizione in merito.

La delicatezza deriva dal fatto che e’ impolitico e controproducente opporsi a qualsiasi punizione di comportamenti scorretti da parte dei ciclisti, ma un conto e’ promuovere la sicurezza dei comportamenti del ciclista ed un conto e’ definire quali comportamenti siano da sanzionare.

Faccio un esempio. Sul Codice si parla di sanzionare l’uso del cellulare perche’ si tolgono le mani dal volante (manubrio?). E l’ombrello?

Credo sia atipico vedere un conducente d’auto con l’ombrello aperto, quindi non e’ previsto dal codice. Ma un ciclista e’ sanzionabile o no? Ed e’ piu’ pericoloso usare il cellulare o l’ombrello? Forse e’ peggio l’uso di cellulare e ombrello contemporaneamente, ma certo il Codice non parla di queste finezze.

Viceversa un’auto non puo’ superare sulla destra, ma una bicicletta (o meglio velocipede!) puo’ superare sulla destra i veicoli fermi o deve andare in mezzo alla strada?

Queste considerazioni per dire che non e’ facile trasferire le sanzioni automaticamente.

Che cosa sostenere?

Io partirei sempre dalle considerazioni sulla pericolosita’. L’uso del cellulare, dell’ombrello, crea un pericolo per il ciclista perche’ ne riduce i tempi di reazione in caso di presenza di un ostacolo. Il mancato rispetto di un semaforo oppure l’assenza di luci creano invece una condizione che impedisce agli altri mezzi di vederlo tempestivamente e quindi crea un pericolo alla circolazione.

Il secondo gruppo di infrazioni deve quindi essere sanzionato sicuramente e noi dovremmo spingere perche’ cio’ avvenga (mentre non ho mai visto una multa per assenza di luci), mentre il primo gruppo di infrazioni dipende dal contesto e quindi non dovrebbe essere sanzionato in automatico e credo che a questo automatismo dovremmo opporci, o meglio dovremmo spingere per l’identificazione della specificita’ dei comportamenti pericolosi.

Anonimo ha detto...

E' vero che si debba procedere con cautela prima di prendere una posizione (che, si spera, sia) definitiva, però se la norma è scritta e l'interpretazione è obiettivamente univoca deve essere accettata e rispettata.

Certo ci sono casi un po' dubbi che andrebbero valutati quasi singolarmente e l'esempio calzante è il tuo: l'uso dell'ombrello come deve essere considerato?
Nella mia esperienza di ciclista urbano di circa mezzo secolo (con piccolissime giovanili interruzioni) mi sentirei di affermare che è alla stessa stregua del cellulare, se non peggio (!), data l'estrema instabilità che provoca l'uso del parapioggia, specialmente quando c'è vento; molto più pratico, sicuro ed efficace il poncio da ciclista.

Tanto per provocare un po': ma allora quando, secondo una antica, ma credo sempre valida norma, dobbiamo segnalare la svolta a Dx o a Sx, non è obbligatorio segnalarlo col braccio steso e alzato che abbandona la presa del manubrio ?!

Ecco che allora "...o meglio dovremmo spingere per l’identificazione della specificita’ dei comportamenti pericolosi." dovrebbe essere la giusta strada da seguire.
Ciao
Vincenzo Palmucci di Fiab-RampiGrifo Grosseto

Anonimo ha detto...

Rispondo perché mi sento chiamato in causa perchè proprio oggi ho fatto almeno due tratti di strada in bici parlando al telefonino (l’auricolare che di solito uso è stato distrutto pochi giorni fa dai raggi della bicicletta, era caduto e non me n’ero accorto).
Penso che una regola generale per sanzionare chi va in bicicletta con una mano sia molto discutibile, perchè la stabilità dipende molti fattori
- dal tipo di bicicletta (uso per questo una bici da donna, con una mano sono molto stabile, se avessi la mountan bike sarebbe un suicidio usare il cellulare)
- dalla velocità
- dallo stato dei freni
- dalla regolarità del percorso.
- dal fatto che con l’altra mano sia tenga o no in mano l’ombrello…

Ho aspettato a telefonare in un tratto tranquillo e rettilineo e per questo non penso di aver messo in pericolo me e gli altri.
Ogni caso va valutato a se stante, anche le multe ai ciclisti possono essere giustificate, però…

Pero’ il motivo per cui penso che è abbastanza paradossale che siano multati i ciclisti è perché ci sono tanti altri gravi attentati alla sicurezza di pedoni e ciclisti che, per la loro maggiore pericolosità, andrebbero sanzionati prima dei ciclisti; o se non prima almeno assieme.
Nel mio percorso di 30 minuti da Via Restelli a Piazza Diaz e poi al Politecnico avrò visto un centinaio di auto in divieto di sosta, una trentina di auto in doppia fila, decine di auto che superavano abbondantemente il limite 50 km/h, motorini in versione gran premio.
Sono tutte trasgressioni evidenti, note, quotidiane e di fatto tollerate.
Se decidiamo che ci deve essere un diverso grado di attenzione ai diversi reati (es fra usare le cinture di sicurezza e il superare il doppio del limite di velocità), in relazione alla loro pericolosità sociale, allora i ciclisti col telefonino non mi sembrano nelle prime posizioni.
Penso che a volte la solerzia verso i ciclisti sia legata al fatto che, in fondo, sono considerati degli abusivi sulle strade, dei fastidi, e per questo è cosi’ grave se non rispettano le regole.
Per essere accettati devono dare l’esempio non trasgredendo le regole, altrimenti vanno immediatamente puniti.
Un po’ quello che succede con gli immigrati, i loro reati valgono il doppio o il triplo, hanno la corsia preferenziale e da poco mi pare anche l'aggravante...

Anonimo ha detto...

Stefano non posso darti torto, quello che scrivi credo che lo pensiamo tutti.Un altro esempio potrebbe essere il semaforo; io non passo mai col semaforo rosso ma molti lo fanno.Ora se un vigile multa un ciclista che passa col rosso cosa diciamo che non poteva stare a prendersi i gas di scarico delle auto?Secondo me il caos esiste dappertutto e le mancate multe ed il parcheggio selvaggio di automobilisti e motorini ci sono anche qui ma non mi sento nonostante tutto di giustificare comportamenti scorretti dei ciclisti.
Qui hanno multato una signora perchè andava sul marciapiede in bici e i partiti di opposizione al Sindaco hanno scatenato un putiferio; noi ci siamo dissociati perchè la multa in effetti era stata elevata proprio perchè la signora aveva detto al vigile che invece di multare lei doveva guardarsi attorno.Noi lo sappiamo che non si può camminare sui marciapiedi e se lo facciamo sappiamo di essere sanzionabili.Quante volte hanno fermato me ma non sono mai stato multato perchè educatamente ho fatto valere le mie ragioni.

un abbraccio

Anonimo ha detto...

Intervengo nel dibattito con alcune considerazioni.

Non v'è dubbio che le regole del codice della strada vanno
rispettate, anche dai ciclisti.

Ciò detto, come principio, penso però che assimilare del
tutto l'auto alla bicicletta mi sembra fuori luogo.
Riterrei opportuno tentare per lo meno una valutazione del
rischio effettivamente determinato da cattivi
comportamenti e l'ammenda sanzionabile; a quando il
"ritiro della patente" per il ciclista?

Inoltre credo che sia necessario fissare bene alcune
regole sulla circolazione delle bicicletet che,
altrimenti, darebbero luogo a sanzioni.
Esempio: ci battiamo perchè sia possibile il doppio senso
di circolazione per le biciclette anche nelle strade a
senso unico per gli autoveicoli.

Comunque credo che la domanda che dobbiamo porci è: per
quale motivo si multa il comportamento del ciclista
(correttamente secondo la logica delle regoel, vedi
comunque considerazione iniziale)?

A San Donà di Piave dove abito è stato multato un ragazzo
che aveva temporaneamente "posteggiato" la propria
bicicletta sotto i portici ma non nelle pochissime
rastrelliere predisposte dal Comune nella piazza
principale della Città, laddove peraltro esite una
infinità di posti auto a pagamento, nonchè un'area
"privata" di posteggio d'auto per Assessori ed altre
figure dell'Amministarzione.

Questo è ciò che dobbiamo capire e verificare; ancora non
è il ruolo del ciclista che conta per le Amministrazioni
ma l'immagine che dà la realizzazione di piste ciclabili,
per questo in realtà avulse da qualsiasi concetto di rete
e da una effettiva integrazione del traffico ciclabile nei
mai realizzati piani urbani del traffico.

saluti

gabriele zenezini

WWW.vivilabici.it San Donà di Piave

Anonimo ha detto...

Egregi presidenti cercherò di essere chiara e al tempo stesso sintetica:
1) per quanto riguarda la multa di Verona faccio presente che a Parma in proposito è stato fatto ricorso e il multato lo ha vinto.( in bici posso usare una mano altrimenti non potrei segnalare le curve ecc.)
Inoltre, chi ha multato ha considerato in primo luogo il guidatore con il telefonino e secondariamente il fatto che fosse sulla bici perchè in quel momento faceva comodo considerare il mezzo un veicolo , ma quando si parla di piste promiscue e dei doveri verso le bici improvvisamente la bicicletta non è più un veicolo.......................!
2) Quanto sopra riporta a un 'altra questione che a Parma valutiamo non importante ma fondamentale vale a dire che fra tutte le iniziative che la FIAB ha in corso si dovrebbe puntare il dito, in primis, sul codice e precisamente negli articoli che parlano di piste promiscue.
Leggendo il codice, secondo la grammatica e l’analisi logica italiana, possiamo affermare che le piste promiscue NON possono considerarsi obbligatorie.Deve essere chiaro che le piste promiscue e le piste in doppio senso possono essere solo consigliate.
Appurato questo tutti i tasselli vanno al loro posto perchè la bici la puoi considerare un veicolo quando le dai di diritto lo spazio che merita, una corsia ciclabile sul piano stradale o una pista ciclabile riservata solo in un senso. Questo naturalmente permetterà al ciclista una velocità tale da mettere in pericolo sè e gli altri se non rispetterà il codice dei veicoli trattati come tali. Non solo ma una volta rese non obbligatorie le piste promiscue, i comuni non avranno più interesse a colorare i marciapiedi mentre avranno interesse a fare corsie ciclabili per dirottare in esse tutte le biciclette.
A tal proposito riteniamo che la FIAB dovrebbe, a livello locale, a livello nazionale e contemporaneamente nei modi e nei tempi, portare avanti questa sfida per raggiungere un risultato chiaro e definitivo.
Ovviamente tutti i Fiab dovrebbero pensarla alla stessa maniera perseguendo le idee più vantaggiose per la bicicletta.
Cari saluti a tutti Rita Mendola, Parma

Anonimo ha detto...

Mentre il costo del petrolio cresce (e crescerà sempre di più grazie alla crescente domanda di Cina ed India) noi, in Italia e a Verona, investiamo per promuovere una mobilità prevalentemente centrata su automobili e camion: languono ferrovie e tramvie crescono autostrade e trafori. Come se non ci bastasse il traffico attuale: ogni mattina, tra le 8 e le 9 si muovono, a Verona, circa 85000 automobili. Mediamente trasportano, ognuna, 1,2 passeggeri e, nel 50% dei casi, coprono tratte inferiori ai 3 km (fonte Comune).
Non è solo questione di costo del petrolio: la nostra è una città inquinata in una pianura inquinata. L’inquinamento almeno per il 50% - 70% dipende dal traffico. E non è solo l’aria: strade e piazze sono sottratte alla socializzazione e sacrificate all’automobile, alla vacca sacra dell’occidente. Vacca sacra indispensabile: chi dovrebbe non ci offre alternative. Negli ultimi 50 anni qui a Verona, quanto si è investito sul mezzo pubblico (e sulla bicicletta) e quanto sull’automobile ?
In questa situazione il sindaco ogni volta che incontra qualcuno che, nonostante tutto, si muove in bici (o con un mezzo pubblico o a piedi) dovrebbe fermarlo, abbracciarlo e chiedergli cosa può fare per favorirlo. Perché compito evidente del sindaco della nostra città, di destra o di sinistra che sia, è quello di far crescere, nell’interesse della comunità, il numero dei ciclisti (e dei pedoni e degli utenti del mezzo pubblico): non inquinano, non fanno rumore, non occupano spazio, si ammalano di meno, favoriscono il piccolo commercio e, tutti insieme, migliorano il bilancio energetico del nostro paese. Per di più farli crescere di numero costa molto poco: il sindaco può fare da solo anche senza l’aiuto dello Stato o della Regione. Infatti nelle maggiori città europee i ciclisti sono favoriti non solo attraverso la costruzione di corsie ciclabili, ma anche attraverso la costituzione di ampie zone ciclopedonali, la diffusione delle "zone 30", la frequente autorizzazione a percorrere le corsie preferenziali e, nei due sensi di marcia, alcune strade a senso unico per le auto. E, soprattutto, con efficaci campagne di comunicazione che, sottolineando i vantaggi individuali e collettivi legati all’uso della bicicletta, promuovono l’immagine positiva del ciclista urbano.
Purtroppo qui da noi non è così. E la sensazione di chi va in bici è che, al contrario di quanto sarebbe auspicabile, in quest’ultimo anno sia cresciuta nei confronti dei ciclisti una sorta di insofferenza alimentata anche da dichiarazioni di esponenti della maggioranza. E da decisioni ostili, gravi e ingiustificate come quella di escludere la nostra associazione dalla consulta per la mobilità cittadina negando spazi di confronto e di collaborazione con chi in questa città insiste a rappresentare i ciclisti urbani da 26 anni.
È in questa situazione che fa particolare scalpore che un vigile abbia applicato rigidamente il codice multando un ciclista perché usava il cellulare. Ma - anche se l’entità della sanzione ci appare spropositata (se applicata ai ciclisti), se ci pare che possano essere determinanti i diversi contesti nei quali il ciclista può telefonare (strada trafficata o pista ciclabile ...) e se ci pare che questa infrazione sia molto più diffusa, e ben più gravemente, tra gli automobilisti - dobbiamo dire che noi stessi pensiamo che andare in bici telefonando o ascoltando musica sia un comportamento da scoraggiare perché pericoloso.
Meglio quindi se l’amministrazione comunale avesse deciso di sposare questa linea di rigore in un clima diverso, comunicando efficacemente alla città, prima di tutto, il suo favore per i ciclisti dimostrando con i fatti la serietà delle proprie intenzioni.

Paolo Fabbri presidente Amici della Bicicletta onlus Verona

Anonimo ha detto...

Francamente ha fatto benissimo, abito a Gavardo provincia di Brescia, dove i ciclisti salgono sul marciapiede e mi è capitato più di una volta di rischiare di essere investita, qui i vigili chiudono entrambi gli occhi e infatti siamo in piena anarchia, cosi cammini sul marciapiede e ti capita che arriva un ciclista e ti suona per fargli strada e cosi se magari è una donna che ha appena fatto la spesa e ha caricato le borse della spesa sul manubrio, ti tocca scendere dal marciapiede altrimenti non si riesce a passare in due e si spazientisce e risuona... francamente esiste un codice della strada sia per i pedoni e la bicicletta è considerata al pari di un veicolo perciò spero vivamente che ci siano altri vigili solerti come quelli di Verona e che quelli di Gavardo riacquistino la vista....(cosa che dubito)

Anonimo ha detto...

Leggendo il codice, secondo la grammatica e l’analisi logica italiana, possiamo affermare che le piste promiscue NON possono considerarsi obbligatorie.

Deve essere chiaro che le piste promiscue e le piste in doppio senso possono essere solo consigliate.

qui a TN "le piste promiscue non sono obbligatorie, quindi niente multa se pedali sulla strada"
(affermazione del dirigente Uff.Mobilità-12.3.08)

ciao
Manuela
FIAB Trento

Anonimo ha detto...

Un ciclista distratto dal cellulare si puo' far male. Puo' causare un incidente facendo uscire di strada un'auto che cerca di evitarlo. Puo' investire un passante che sbuca all'improvviso dato che ha meno presa sul manubrio con una mano sola.
Il vigile ha fatto bene .... anche perche' i ciclisti indisciplinati che girano (anche a Lodi non solo a Verona) sono molti.