30 gennaio 2007

La vita (e la morte) dei ciclisti a Lodi


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Pensionato in bicicletta investito ed ucciso a Lodi

Travolto da un motociclo in via Sforza

In un incidente stradale avvenuto verso le 16 di oggi, in via Sforza all’altezza dell’incrocio con via Montale, ha perso la vita Giuseppe Granata, 79 anni, che abitava a Lodi in via del Chiosino.
L’anziano era in sella alla sua bicicletta e stava dirigendo verso viale Milano. Nella stessa direzione viaggiava un camerunense, abitante a Lodi, con il suo motociclo Yamaha. L’africano ha urtato ed agganciato la bicicletta di Granata, facendolo cadere a terra.
L’uomo è stato immediatamente soccorso, ma è morto poco dopo il ricovero all’ospedale di Lodi. Dell’incidente si sta occupando la Polizia Locale, che ha indagato il camerunense per omicidio colposo.

7 commenti:

Stefano ha detto...

Per chi lavora tutto l’anno per una mobilità ciclistica più sicura non è facile intervenire dopo gli incidenti.
Ma c’è chi alla bicicletta pensa solo quando vede il sangue sulle strade, quindi qualcosa va detto.
Dalle prime ricostruzioni, sembra che la colpa sia del ciclista, che si è portato al centro della strada e non ha segnalato la svolta.
Questo non si può escludere, ma mi sembra un po’ troppo facile. Per ora questa ricostruzione deriva dalla sola testimonianza dell’investitore; l’investito la sua versione non la puo’ dare.
Un’informazione basilare sarebbe sapere la velocità del motociclista al momento dell’impatto.
Ma forse è anche troppo facile prendersela con il motociclista.
Il punto è che in via Sforza il limite di velocità (50 km/h) è ignorato dalla stragrande maggioranza delle auto, oper non dire delle moto Chi frequenta Via Sforza lo sa. Il Codice della Strada è sospeso, come in tante altre vie di Lodi. Anche in quelle del centro storico in cui giustamente il limite è stato ridotto a 30 km/h. Limite non rispettato anche dalle auto della vigilanza urbana.
Quante sono le multe per eccesso di velocità date nel 2006 a Lodi ? Sarebbe interessante saperlo.
Per il resto si potrebbe dire che in Via Sforza non esiste una vera e propria pista ciclabile. Per un certo tratto, anche dove c’è l’incidente, ci sono due corsie ciclabili. Che poi si interrompono o diventano troppo strette (ad esempio quando si passa sotto i ponti della Ferrovia e di Via S. Bassiano). Verso via Cadamosto ci sono sul marciapiede delle strisce gialle con dei simboli di bicicletta. Qualcuno dice sia una ciclabile, ma nessuno ci crede perché ha in mezzo alberi e semafori, insomma una schifezza che nessuno, giustamente, utilizza.
Di attraversamenti ciclabili non ce ne sono in via Sforza. Ci sono le biciclette che attraversano. O che cercano di attraversare

Anonimo ha detto...

Con grande piacere scopro questo sito e relativo blog, ma resto interdetto dal fatto di non trovarvi traccia di argomenti riguardanti la cattiva gestione/ interpretazioni delle presunte "piste ciclabili" in città. Dove per incapacità e comodità nel governare la questione, si favorisce la circolazione delle bici sui marciapiedi, a danno dei pedoni....dando così un'alibi a cattive abitudini radicate in molti "ciclisti" lodigiani, che si sentono autorizzati a scorazzare sui marciapiedi....ai quali si dovrebbe cambiarne anche il nome, visto che lo si è giè fatto sul loro utilizzo!
Saluti a tutti.

Edoardo Galatola ha detto...

Questo tragico episodio è purtroppo solo l’ultimo di una lunga serie che ha visto un ciclista o un pedone vittima della strada.

Partecipando con sincero cordoglio al dolore della famiglia della vittima vorrei ricordare che non c’è nulla di casuale in quanto è successo. Gli incidenti stradali sono la vera emergenza dei nostri tempi, dato che costituiscono la prima causa di morte accidentale, e addirittura la prima causa di morte in assoluto per i giovani fino a 29 anni; ciononostante continuano a costituire un tema di cronaca locale e non il tema tenuto al primo posto dell’agenda politica.

Dei morti sulle strade quasi metà avvengono in città (discostandoci da questo punto di vista dagli altri paesi europei) e di questi uno su due è un cosiddetto utente debole, ovvero un pedone, un ciclista o un conducente di ciclomotore. Ciò significa che se non si proteggono ciclisti e pedoni non si ha alcuna speranza di migliorare la sicurezza e la vivibilità dei nostri centri urbani.

Per quanto concerne Lodi, dai dati della Polizia locale, negli ultimi tre anni i pedoni e ciclisti rappresentano il 22% degli infortunati coinvolti negli incidenti stradali, ma ben il 64% degli esiti mortali o con prognosi riservata (percentuale che raggiunge l'88% considerando pedoni e conducenti di veicoli a due ruote in genere).

Se vediamo quali sono le arterie maggiormente interessate da incidenti gravi troviamo: Viale Europa, Viale Milano, S. S. 9, S.S. 472, Via Cavallotti, Viale Pavia, Via San Colombano, Via Sforza; ovvero tutte le strade ad alto scorrimento che collegano il centro storico al restante tessuto urbano.

Le cause strutturali di pericolo derivano quindi dalle caratteristiche geometriche del tracciato, da una velocità di percorrenza dei mezzi motorizzati incompatibile con l’assetto urbano e dall’associata carenza di visibilità degli ostacoli improvvisi. Le cause scatenanti del singolo incidente sono poi di volta in volta la distrazione, l’eccesso di confidenza col mezzo, l’uso del telefonino, l’attraversamento imprudente, la scarsa cultura del rispetto.

Se si procede a 30 km/h l’errore si recupera, se ci si muove a 70 km/h no (Non dimentichiamo che la velocità media di percorrenza urbana è sicuramente inferiore a 15 km/h). Su Via Sforza le velocità di percorrenza permesse dal tracciato lineare superano sicuramente i 70 km/h e a quella velocità, come purtroppo si è verificato anche questa volta, non si ha scampo in caso di investimento. Non basta allora istituire le Zone 30 nel centro (iniziativa a cui comunque plaudiamo), ma occorre farle rispettare e occorre coordinare una politica di controllo delle velocità e della viabilità su tutto il centro urbano.

In Via Sforza, ad esempio non è possibile permettere di superare i 50 km/h, occorre cambiare la geometria per ridurre le accelerazioni, ripensare le corsie ciclabili e rivedere gli attraversamenti: non è sufficiente disegnare una linea sull’asfalto, perché, come purtroppo è successo, l’attraversamento non viene effettuato in sicurezza.

Un altro aspetto fondamentale da affrontare riguarda le infrazioni che devono essere sanzionate. Mi domando: qualcuno ha mai visto erogare una multa per mancato rispetto delle strisce pedonali? Io mai. E una multa per divieto di sosta? Sicuramente sì. Anche questa è una scelta politica che può educare il costume: lanciare una campagna di tolleranza zero verso i comportamenti pericolosi (mancato rispetto delle strisce, ma anche uso del telefonino, mancato uso delle cinture, eccesso di velocità) senza falsa indulgenza, o peggio, senza pensare solo a far cassa con gli introiti delle contravvenzioni.

Gli interventi devono pertanto essere ripensati e pianificati, e non essere frutto dell’estemporaneità (vedi quanto non ancora realizzato in Via San Bassiano, ma anche quanto fatto in Via Cavallotti). Personalmente porterò queste istanze nella Consulta Provinciale della Sicurezza stradale, di recentissima costituzione da parte della Provincia di Lodi.

Più biciclette e più sicurezza è un binomio possibile, basta averne la volontà.

pina spagnolello ha detto...

In occasione della prima settimana mondiale della sicurezza stradale delle Nazioni Unite dal 23 al 29 aprile,
Domenica 29 aprile Ciclodi-Fiab sarà presente in piazza della Vittoria a Lodi per sensibilizzare, ancora una volta, cittadini e amministratori, sulla sicurezza per la bicicletta.
Come associazione auspichiamo che questa settimana non sia la solita celebrazione ma un momento di assunzione, da parte delle Pubbliche Amministrazioni, di importanti decisioni.
Lo scopo primario della nostra associazione è stato da sempre promuovere l’uso della bicicletta in sicurezza, in questi anni di attività qualcosa è cambiato, ma sicuramente non abbastanza.
Come ha ricordato Edoardo Galatola, responsabile sulla sicurezza della Fiab e vice presidente di Ciclodi-Fiab, non basta mettere i segnali di limite di velocità, bisogna fare in modo che questi vengano rispettati adottando delle misure appropriate per esempio facendo scattare i controlli di velocità su tutto il centro urbano.
I pochi spazi ormai rimasti per la così detta utenza debole creano dei momenti di tensione fra ciclisti e pedoni; i pedoni reclamano perché le biciclette invadono i marciapiedi, i ciclisti perché i pedoni invadono le piste ciclabili, anche se poi piste ciclabili e marciapiedi spesso sono invase dalle macchine.
Tutto questo esaspera gli animi e scatta la cosi detta “lite fra i poveri”.
Io mi muovo per Lodi sempre in bici e in certi punti della città mi sento più sicura se vado sul marciapiede, usando buon senso e rispetto.
Pina Spagnolello

Anonimo ha detto...

Non è una questione da lasciare al "buon senso" soggettivo,
è una questione di regole, sui marciapiedi, si dovrebbe poter camminare sereni, tenendo la mano del proprio bimbo, e vi assicuro che non è per niente divertente quando una bici ti piomba alle spalle scampanellando, per chiedere strada, convinto di usare "buon senso",e allo stesso tempo rivendicare un diritto, che a mio modo di vedere non ha.
Saluti.

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

imparato molto