30 aprile 2008

E' possibile (a Stoccolma)

Il punto è che se uno se ne va qualche giorno all’estero e gira in bicicletta in una grande capitale del nord capisce che è possibile muoversi in modo diverso nelle città, in modo non solo più rispettoso dei limiti del pianeta, ma anche più bello.

Cose che si sanno, ma che si dimenticano presto, e si finisce per accettare che nelle nostre città si faccia così poco per le biciclette.

Come se, al ritorno da un viaggio, fosse un destino ineluttabile quello di sembrare un paese così arretrato.
Come se non fosse colpa di nessuno.
Come se non fossero tante piccole scelte o non scelte a condannarci a queste città letteralmente assediate dalle automobili, che relegano le biciclette in spazi miseri e in percorsi tortuosi.


2 commenti:

Mari Ella ha detto...

E' proprio vero: è un po' deprimente la situazione a Lodi. Il problema sono gli amministratori e i loro tecnici che non ci credono: usano la bici quando hanno un po' di tempo per rilassarsi, o al più per arrivare fino in piazza del duomo. Se davvero devono muoversi, loro per primi pensano alla macchina. Loro per primi non vogliono essere scoraggiati da vigili che multano davvero o da barriere serie come i dissuasori di traffico a scomparsa (i cilindri già installati, mi sembra, all'ingresso di piazza S. Francesco da via Fissiraga). Perché non li fanno installare agli ingressi di tutta la ztl? Perché loro per primi preferiscono il centro pieno di macchine alla fatica di gestire i permessi e forse le loro piccole clientele. Hanno il loro tempo impegnato al 101% nella banale routine da cui non sanno smarcarsi, non ci pensano neppure ad avviare nuovi meccanismi di gestione che richiedano altro tempo e altro lavoro, almeno all’avvio. Meglio il solito tran tran a cui tutti sono già abituati. Così mai niente cambia davvero. Sigh!

massimo65 ha detto...

Quando arriva "amici della bicicletta" leggo gli articoli sull'estero, poi li confronto con la situazione lodigiana e italiana in generale mi cadono le braccia, per così dire.